sabato 29 maggio 2010

WE'LL NEVER BE LOST AGAIN!

Sei lunghi anni di episodi di LOST sono finalmente giunti al termine. C’è chi ha iniziato a seguire la serie guardandola dalla prima trasmissione televisiva continuando nei 6 anni successivi, c’è chi, come me, ha seguito gran parte dei 121 episodi totali, guardandoli dai dvd e macinandoli più velocemente e attentamente. In ogni modo ecco la stagione finale, ed ecco la fine (The end).

Come previsto il termine della stagione ha profondamente diviso i fans in due fazioni distinte (qualunque finale avrebbe a mio avviso provocato tale reazione): quella dei delusi e quella degli appagati. Ecco ancora una volta il ‘dualismo’ che ci è sempre stato proposto nella storia di LOST perdurare anche dopo la sua fine. Io faccio parte della fazione degli appagati e mi permetto di argomentare le mie emozioni.

ATTENZIONE: se qualcuno non avesse ancora seguito il termine della serie, NON andate avanti nella lettura… ci saranno ovviamente delle rivelazioni circa la fine.

LOST è la storia di un’isola, reale e terrena, separata dall’oceano dal resto del mondo e abitata per molto tempo da due entità (o semidei): Jacob e suo fratello (Man in Black: MIB).

Questi due personaggi, fratelli gemelli, sono nati proprio sull’isola e sono stati cresciuti da un’altra entità magica che ne diventa madre adottiva, subito dopo aver ucciso la vera loro madre. Tale madre adottiva (che viene sempre chiamata solo Madre) non è altro che Madre Natura, che per sua necessità nutre e distrugge ed è legata al ciclo morte-rinascita. Lei è la Guardiana dell’isola che resta a guardare gli eventi, compresi gli uomini che arrivano sull’isola (…by accident), e si convince della loro natura malvagia. Decide allora di proteggere i piccoli Jacob e MIB e li cresce tenendoli lontani dal gruppo di uomini che vive dalla parte opposta dell’isola e che sono naufragati insieme alla loro vera mamma. Per proteggerli dal male trasforma anch’essi in semidei, rendendoli immortali, e gli fa conoscere una fonte luminosa sull’isola. Questa fonte è quello che rende speciale l’isola. Rappresenta quello che c’è in ogni uomo, rappresenta la consapevolezza di sé stessi, la vita, la morte, la rinascita. La fonte deve venire protetta per fare in modo che nessuno cerchi di rubare la luce (perché ‘gli uomini vogliono sempre qualcosa di più’), causandone viceversa il suo spegnimento in tutto il mondo.

Jacob e MIB continuano a crescere e spesso si trovano a giocare ad un gioco (Senet) trovato sulla spiaggia. MIB sa già le regole di tale gioco e quando Jacob un giorno ne contravviene ad una gli dice che quando si inventerà lui un suo gioco potrà inventarsi le sue regole.

MIB viene poi portato a conoscere il gruppo di uomini che vive sull’isola e scopre che la sua vera mamma è stata uccisa. Decide allora di andarsene e abbandonare Madre per cercare di ritrovare il posto da cui viene (al di la del mare) e tornarsene finalmente a casa.

Ecco allora che cominciano a delinearsi le grandi differenze tra MIB e Jacob. Il primo è più curioso e vuole scoprire, esplorare e avere risposte (uomo di scienza), l’altro è più puro, crede a quello che dice Madre e non si preoccupa molto del perché (uomo di fede).

Per poter lasciare l’isola, MIB cerca di ritrovare, insieme ai suoi nuovi compagni, quella luce che gli era stata mostrata da Madre ma, non riuscendo a trovarla, inizia a cercarla scavando dei pozzi fino a che un giorno trova un accesso alla sorgente di luce e, attraverso l’ingegno degli uomini, proverà a collegarci una ruota, per poter sfruttare l’energia dell’isola e abbandonarla. Queste sue mosse sono però arrestate da Madre che cerca di ucciderlo, riempie i pozzi scavati e uccide tutti gli uomini sull’isola.

MIB, rimasto senza compagni, viene assalito da ira e vendetta e si incattivisce.

A Jacob intanto viene tramandato il compito di essere il guardiano dell’isola dopo sua Madre. Jacob, sempre geloso dei migliori sentimenti che Madre ha invece manifestato verso MIB, rimane inizialmente sconcertato dalla sua investitura in qualità di guardiano, ma alla fine compie un atto di fede e accetta.

MIB, mosso da ira, uccide con una pugnalata Madre e per questa sua azione si accende una lite tra lui e Jacob. Anch’esso mosso da ira porta MIB verso la fonte, dove Madre aveva ammonito di non entrare mai pena qualcosa di molto peggio della morte (cioè non morire mai). Scaraventa MIB nella sorgente e ne provoca la morte del suo corpo ma la creazione della sola sua parte malvagia: il fumo nero.

Jacob ora rimane così solo sull’isola con la parte malvagia del fratello intrappolata nel fumo nero.

Ecco allora che si inventa un suo gioco con delle proprie regole: portare degli uomini sull’isola e dimostrare che non sono malvagi e che possono esercitare il libero arbitrio (proprio quello che non ha potuto fare lo stesso Jacob, accettando senza scelte di divenire il guardiano dell’isola) e decidere cosa fare della propria vita. Per portare avanti tale gioco, si alternerà alle mosse con suo fratello e permetterà agli opposti di incontrarsi (bene e male, bianco e nero, scienza e fede) perché ogni individuo trovi sé stesso esercitando il libero arbitrio.

Come dimenticare il dialogo tra Jacob e MIB nell’ultima puntata della stagione 5: Jacob è quello che asserisce “finisce solo una volta sola, quello che è successo prima è solo progresso”, mentre MIB dice “finisce sempre nello stesso modo: arrivano, combattono, distruggono, corrompono”. Jacob mette alla prova le pedine verificando la loro capacità di accettare la sofferenza per il bene superiore e ha una visione lineare, cristiana. MIB offre alle pedine una via più facile, quella del baratto, una sorta di patto con il diavolo e possiede una visione circolare della vita, non cristiana. Del resto si è visto voler collegare la ruota alla luce sull’isola. Questa ruota altro non è che la ruota del Dharma, simbolo del Buddismo. Girarla per andarsene dall’isola era come girare per cambiare rotta, per cambiare il destino.

Tutte le persone che abbiamo quindi visto avventurarsi sull’isola (a partire dall’unico sopravvissuto del naufragio della Black Rock, Richard, passando attraverso gli scienziati del progetto Dharma, fino ad arrivare ai Losties del volo Oceanic 815) sono le pedine del gioco di Jacob e MIB.

Ecco che ritorna il concetto di gioco, già visto con il Senet e successivamente con il Backgammon che Locke insegna sull’isola a Walt. Ma in ogni gioco (come nella vita stessa), l’esito della partita non può essere pianificato a priori: non conta soltanto l’ingegno e l’abilità, ma anche il fato. Ancora un’altra contrapposizione: fato e libero arbitrio.

LOST dalla prima puntata della stagione 1 ha sempre messo in campo tematiche molto profonde e importanti come fede e scienza, religione, natura e destino, eterno ritorno. Tutto questo l’abbiamo anche visto rappresentato con l’uroburo, nel tempio. Con esso si rappresenta la natura ciclica delle cose, a volte rappresentato in bianco e in nero proprio a simboleggiare la natura dualistica delle cose ma contemporaneamente il fatto che gli opposti in realtà non sono in conflitto

E poi le storie di ogni personaggio, uno diverso dall’altro ma tutti raccolti insieme sulla stessa spiaggia, accomunati solamente dall’essersi persi (LOST) sia in senso fisico sia in senso spirituale. Ma se non ti perdi, non riuscirai mai a ritrovarti. Ecco così spiegato il viaggio dei nostri personaggi.

Per ogni personaggio ci è stato mostrato, attraverso la tecnica dei flashback, un trascorso misero, sofferente, con dei problemi più o meno grossi. Da questa realtà i Losties sono passati ad un’altra realtà, quella dell’isola, dove hanno incominciato a ritrovare loro stessi e a rinascere spiritualmente, trascorrendo i momenti più intensi della loro esistenza.

Sull’isola alla fine rimangono pochi personaggi e la stretta finale, una volta che Jacob è stato ucciso, sarà tra il suo successore, anche se temporaneo, Jack (del resto non poteva che andare a finire che così: ‘cammina con noi ma non è uno di noi’) e Fake-Locke. Quest’ultimo fa togliere il tappo dalla fonte di luce, sfruttando le capacità speciali di Desmond, e provoca l’inizio dell’inabissamento dell’isola. La rimozione del tappo provoca però il ritorno alla mortalità di MIB che, dopo uno scontro con Jack, viene ucciso da Kate con un colpo di fucile. Jack riesce a rimettere il tappo alla fonte preservandola dall’inabissamento e provvedendo a salvare tutto il mondo. Per Jack questo percorso ha voluto dire il passaggio da uomo di scienza a uomo di fede (con una serie interminabile di citazioni che gli autori hanno saputo fargli dire e ridire) e alla finale realizzazione di sé stesso come personaggio rivolto alla cura degli altri. La sua morte sull’isola, accanto al cane Vincent (scena se volete un po’ banale ma sicuramente molto tenera e d’effetto), lo rende finalmente felice e appagato.

La sesta stagione ci ha però fatto vedere una differente realtà che è stata sfruttata ancora una volta come superba tecnica di montaggio. Nelle prime 3 serie si è fatta alternare la vita sull’isola con i flashback dei personaggi, la 4 serie ha visto l’impiego sia dei flashback sia dei flashforward, la 5 serie alternava invece le vite vissute nello stesso posto dell’isola tra il 1977 e il 2007, la 6 serie ha alternato la realtà dell’isola nel 2008 con quella che è stata definita la flash-sideaway.

Dopo l’esplosione nel 1977 della bomba atomica da parte di Juliet alla fine della 5 serie, si pensava ad una sorta di ‘azzeramento’ della realtà con conseguente atterraggio del volo Oceanic 815 a Los Angeles. Quello che veniamo invece a scoprire è la realizzazione del ‘Quel che è stato, è stato!’ e i Losties si ritrovano semplicemente catapultati di nuovo dal 1977 al 2008. Ma ci viene mostrata lo stesso una realtà in cui il volo atterra a Los Angeles e in cui i personaggi sembrano non avere nulla a che fare gli uni con gli altri. Bisogna arrivare alle puntate finali per capire che le due realtà hanno dei collegamenti e che, soprattutto, la realtà parallela altro non è che il purgatorio.

In questo purgatorio, ogni personaggio si è costruito una vita senza più quelle estreme sofferenze già vissute in precedenza nella vita reale (Locke sta con Helen e vuole bene al padre, Ben ritrova anch’egli l’amore del padre, Jack è sposato e ha un figlio, Desmond è amico di Widmore e incontra Penny, Jin e Sun sono innamoratissimi e hanno una bambina finalmente insieme…). Tutte queste esistenze, catalizzate da Desmond (eccolo ancora lui ad essere quello speciale, che oltre a saltare tra presente e passato è capace di saltare tra presente reale e purgatorio), si ritrovano alla fine ad intrecciarsi nuovamente e a prendere consapevolezza delle vite e delle emozioni che hanno vissuto. Da ultimo si ritrovano tutti in una chiesa con Christian Shephard (Pastore Cristiano… ) che finalmente incontra suo figlio facendogli capire di essere morto. Si sfata allora quella che è stata una frase d’effetto fatta pronunciare proprio a Jack ‘si vive insieme o si muore da soli’. La verità è che non si muore da soli, ci si aspetta nell’aldilà (dove il tempo non esiste più) dove si ricordano le persone così com’erano nel momento della nostra vita in cui abbiamo vissuto le emozioni più intese. I Losties sono allora pronti per un altro viaggio ancora, quello verso la luce, che ha lo stesso colore della luce vista nella fonte sull’isola. Si è passati quindi da una vita misera prima dello schianto sull’isola ad una realtà migliore in cui si è iniziato a ritrovarsi, ad una realtà ancora migliore che è quella del purgatorio per poi abbracciare finalmente la luce eterna tutti insieme.

Da notare che nella chiesa non entrano tutti. In primis Ben che avendo vissuto l’isola concependola, suo malgrado, principalmente come sua fonte di potere (e perché no, avendo provocato la morte di molte persone, non ultimo proprio Jacob), resterà ancora in quel limbo per completare qualcosa.

Ebbene, questa è decisamente una fine serie a profilo spirituale, che piacerà principalmente a chi è cristiano. Sicuramente si potrà pensare che è stata una fine molto semplice quella di adottare il profilo spirituale e metafisico, piuttosto che scegliere il profilo più concreto di dare le risposte a tutti i misteri che sono stati proposti sull’isola.

Io mi accontento così, sapendo che pur sotto estrema pressione il bene ha vinto ancora sul male e che ci potremo re incontrare tutti, prima o poi, la dove il tempo non conta. Come ha detto Madre “ogni tua domanda porterà solamente ad un’altra domanda”.

Alla fine torniamo al solito dualismo dell’inizio: uomo di scienza, uomo di fede.

Ed è bello vedere Jack che chiude il suo occhio, sereno, mentre osserva l’aereo Ajira 316 volar via in giusta contrapposizione a 6 anni fa quando lo apriva, sconvolto, con l’Oceanic 815 schiantato alle sue spalle.

We’ll never be LOST again!

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